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antropologia sociale

Il documento esplora l'antropologia sociale, focalizzandosi sulla marginalizzazione e disuguaglianza, in particolare nei contesti urbani di Chicago e New York. Attraverso studi di caso, come quello di Bourgois su East Harlem, si analizzano le dinamiche culturali e sociali che influenzano la vita dei gruppi emarginati, evidenziando il ruolo della cultura di strada e le politiche securitarie. Si discute anche dell'impatto della storia migratoria e delle strutture sociali sulla vita quotidiana e sulle relazioni di genere nelle comunità marginalizzate.
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antropologia sociale

Il documento esplora l'antropologia sociale, focalizzandosi sulla marginalizzazione e disuguaglianza, in particolare nei contesti urbani di Chicago e New York. Attraverso studi di caso, come quello di Bourgois su East Harlem, si analizzano le dinamiche culturali e sociali che influenzano la vita dei gruppi emarginati, evidenziando il ruolo della cultura di strada e le politiche securitarie. Si discute anche dell'impatto della storia migratoria e delle strutture sociali sulla vita quotidiana e sulle relazioni di genere nelle comunità marginalizzate.
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ANTROPOLOGIA SOCIALE

21/09/22 Lezione 1
primo appello fine gennaio/inizio gennaio
Antropologia studia i perdenti della terra, gli sconfitti che rimangono indietro (L-S e Tristi
Tropici).
Ci occuperemo infatti di marginalizzazione sociale.
Anni ‘90 fu il boom di consumo di crack in nordamerica (dietro i consumi di droghe ci sono
studi riguardanti mode e motivi).
Quando si parla di cultura suburbana sono spesso realtà vivaci. Una cultura che si oppone
ma non consapevole di opporsi né a che cosa si oppone, oppositiva ma non rivoluzionaria,
perché poco coscienziosa.
Si parla comunque di realtà in continua evoluzione e cambiamento, viviamo in un periodo di
grandi trasformazioni.
Temi:
Trasformazione urbana
Marginalità
Diseguaglianza e il suo aumento, sia sul piano globale che locale
Cultura di strada
Politiche securitarie → poveri sono un problema di sicurezza e legalità e non più sociale
(bisogna punire i poveri)
Siamo la prima generazione dove non esiste più la certezza di un futuro migliore, anzi.
C’è stato il trentennio (‘45-’75) in cui le disuguaglianze sono diminuite, università di massa,
non studiano più solo i figli dei ricchi, c’è l’affermazione dello stato sociale. Poi, negli anni
‘80, tutto cambia, c’è un arretramento dello stato sociale.
Siamo in un periodo di trasformazione, anche se pieno di incertezze.
Due macrotemi che emergono spesso in politica sono la questione ambientale
(antropocene) e la diseguaglianza, marginalità sociale, bisogno di leader forti, società
sempre più divise e che comunicano sempre meno.
Fra i maggiori studiosi della diseguaglianza negli anni della globalizzazione ci sono massive
debates. Il grafico dell’elefante (su cui c’è appunto un massive debate) ci dice che a livello
globale ci sono paesi che sono saliti molto, che ha conosciuto un aumento del suo
benessere, c’è gente che è rimasta sotto e gente che ne hanno beneficiato. Cina e paesi del
Sudest asiatico sono usciti dalla loro situazione di povertà e hanno aumentato il loro
benessere in una trasformazione epocale velocissima. Ci sono poi paesi che non hanno
avuto alcun beneficio all’inizio e alla fine del grafico, quelli alla fine sono la classe media dei
paesi occidentale, che quindi sono relativamente più poveri (rispetto a quelli che si sono
arricchiti).
Come la disuguaglianza influenza i soggetti.
A Chicago e in Africa con la scuola di Manchester nasce l’antropologia urbana. Sia in Africa
che in nordamerica abbiamo gente che arriva da ovunque e città che nascono e crescono
con una velocità incredibile. Siamo alla fine dell’800, quando ancora abbiamo la conquista
del west.

22/09/22 Lezione 2
Chicago è una città laboratorio della modernità, dove si è sperimentato molto e che ha fatto
da modello.
Ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo delle ferrovie, che un tempo hanno svolto un
ruolo di trasformazione economico-sociale stravolgente.
Il macello si trasforma da artigianale a catena di montaggio, la stessa che applicherà Ford
per la 500, la prima macchina per tutti. Per lo sviluppo ferroviario nasce qui anche la finanza.
Nasce anche l’idea della città in verticale, nascono qui i grattacieli.

Anderson fu un hobo per un po’ prima di diventare docente universitario

23/09/22 Lezione 3
L’etnia dà le caratteristiche socio culturali per appartenere a una certa nicchia economica,
come gli italiani e la nicchia del crimine. Qui c’è un principio di solidarietà e silenzio
omertoso.
La gang per i giovani rappresentava un’alternativa all’assenza di istituzioni e comunità.

28/09/22 Lezione 4
New York (Bourgois).
Fa qui una lunga ricerca di 7 anni sul territorio a East Harlem, fra i giovani portoricani di
seconda generazione che spacciano crack in questo quartiere.
Philip Bourgois è allievo di Eric Wolf, storico e antropologo di un certo rilievo fuggito
dall’austria. Autore non inizialmente marxista che anzi criticava in certi casi e inizia un
approccio “neomarxista” nel senso di più elaborato e più attento al suo lato culturale.
Il mondo sociale è pieno di contraddizioni, non possiamo essere alla ricerca della coerenza.
Bourgois va a osservare la marginalità estrema di gruppi sociali (anche vasti) e quindi questa
sofferenza estrema nella nazione più potente al mondo, che ha al suo interno delle “sacche”
di marginalità estrema. Andò quindi a indagare interpellando i soggetti interpellati, andando
a chiedere a loro cosa pensano della loro situazione nel mondo.
Per loro la priorità quotidiana è quella di non finire in crisi d’astinenza.
Siamo negli anni in cui la povertà è vista dal punto di vista securitario (povero=pericoloso).
Sono questi gli anni in cui si assiste al boom del consumo di crack. Le mode e i consumi delle
varie droghe sono complessi da capire perché dipendono da molti fattori, anche in Italia agli
inizi degli anni 80 c’è stato il boom di eroina, che è calato, per molte ragioni. A fine anni 80 ci
fu anche il boom di HIV e l’idea dell’eroina viene stigmatizzata, perde il fascino iniziale di
fine anni ‘70, poi negli anni 90 si affermano ecstasy e mna, ci fu poi l’impennata di crack a
basso costo e iper accessibile, legato a politiche securitarie. Negli USA le politiche securitarie
anche influiscono sul tipo di droga nel mercato. Oggi negli ultimi anni stiamo avendo un
ritorno all’eroina.
Le condizioni per cui si passa da una droga all’altra sono molteplici e da indagare in molte
dimensioni.
Abbiamo negli USA nel periodo della ricerca di Bourgois appunto il boom del crack, a
bassissimo costo, con effetti del tutto deleteri sulla psiche e sul corpo.
Non è la prima volta che un quartiere periferico si ritrova ad essere parte di questo tipo di
mercato ed economia informale, più o meno criminale che sia.
Sono quartieri molto segregati, ci sono mura simboliche impossibili da superare, chi nasce in
East Harlem difficilmente riesce a trovare lavoro in un’economia formale, i soldi fatti con la
vendita di droga supera di gran lunga quello che uno potrebbe guadagnare facendo lavori
umilianti fuori. In questo periodo lo spaccio di crack è la base della cultura di strada, fatta da
stili di vita, worldviews, modi di approcciarsi alle cose… in cui violenza e la sua ostentazione
sono essenziali. Tutto deriva dall’economia dello spaccio di crack.
La cultura di strada, in questo contesto, è un’etnografia divertente, gli spacciatori
portoricani sono divertenti, hanno una vivacità e un’esplosione culturale molto forte, nella
sua tragicità, dove c’è una doppia violenza, da parte degli oppressori ma anche tra pari.
Cercare rispetto nella cultura di strada in quanto non dato dalla società maggiore, che
invece umilia l’emarginato.
La cultura di strada offre un contesto alternativo per affermare la dignità personale, siccome
fuori subisco derisioni. Negli USA l’isolamento ha fomentato un’esplosività culturale
enorme, una cultura resistenziale della strada.
Ironicamente la società dominante commercializza la subcultura e la rivende come pop
culture, è una cucina culturale che produce modelli derivati da una cultura marginalizzata
della strada. Buona parte della cultura commerciale giovanile viene da qui.
Il rifornimento di droga è la base della cultura di strada ed essendo che girano molti soldi
diventa ancora più attraente per la generazione successiva. Tuttavia gli spacciatori sono una
piccola minoranza della popolazione di East Harlem, ma sono riusciti lo stesso a influenzare
lo stile di vita di tutti.
Ci sono diversi aspetti da considerare, uno è la migrazione da porto rico (pueeerto ricoo my
lovely islaaand)
Perché c’è una violenza così forte verso le donne? Che cos’è la scuola in questi contesti,
come influenza la marginalità?
Lo stile di studio non è più positivista e distaccato, ma mi devo buttare dentro il mondo che
sto studiando, solo così lo posso capire. Bisogna costruire una relazione basata sulla fiducia
e sull’empatia, astenendosi dal giudizio. Il lavoro dell’antropologo è anche la capacità di
astenersi dal giudizio, perché altrimenti il giudizio influenza la conoscenza. Se giudico non
capisco.
29/09/22 Lezione 5
Il giudizio impedisce l’empatia e quindi la conoscenza stessa.
Antropologia della povertà è una questione delicata, perché quello che si dice può essere
usato contro di loro.
Bourgois vuole mostrare come le forze strutturali producono la marginalità e di come i
soggetti si rapportano alla loro situazione.
La cultura di strada non è la causa della povertà ma la sua conseguenza, nonostante si
creino circoli viziosi tra l’una e l’altra.
Nella ricerca etnografica anche gli incidenti di percorso possono essere opportunità per
nuova ricerca.
Rei (gestore degli spacciatori) non sa né leggere né scrivere, ma riesce comunque, nel suo
ambiente, ad avere successo. Tuttavia fuori non riesce a fare nulla, non sapendo leggere né
scrivere, non riesce a superare la barriera del capitale culturale necessaria per comprarsi la
sua bella lavanderia.
Capitale culturale: Bourdieu conia questo termine, che espande il significato di fondo del
capitale marxiano, di natura solo economica. Nella sua teoria sociologica il capitale non è
solo questo, per capire come gli individui si muovono nel loro campo sociale, in cui ci
muoviamo ricorrendo a diverse forme di capitale, il capitale può essere culturale o simbolico
(Rei se non gli dai retta ti spacca la faccia) o relazionale. Gli individui non hanno solo un
capitale in termini marxiani, ma anche altri capitali. Se io mi muovo all’interno
dell’economia criminale di East Harlem l’economia culturale non mi interessa, ho bisogno di
capitale simbolico e sociale. Tuttavia appena esco da lì, se non ho quel capitale culturale di
base, non riesco a fare nulla.
Il ghetto è quindi un’isola chiusa da cui è molto difficile uscire.
Un problema di questi quartieri sono la polizia violenta.
Il posto in cui non ci si muove più è il campo di concentramento.
Bourdieu: Habitus (dell’onore) è un qualcosa di strutturato e strutturante, è dentro di te ed
è un qualcosa tra il conscio e l’inconscio attraverso il quale tu leggi il mondo. L’habitus
resiste anche ai cambiamenti sociali. Secondo Bourdieu, infatti, il cambiamento sociale è
molto lento e bisogna essere consapevoli di queste strutture sociali che però sono inconsce,
è un’incorporazione della visione del mondo e rende l’azione automatica.
Tuttavia nella realtà sociale il cambiamento esiste.
Secondo Bourdieu la tua stessa posizione nella gerarchia sociale influenza i tuoi gusti e il tuo
modo di vedere il mondo: secondo lui il gusto per l’arte non è uguale fra la classe proletaria
francese e la sua alta borghesia. Ha una visione estremamente deterministica di come la
nostra posizione sociale ci influenza.
Nella visione di Bourdieu noi non abbiamo quasi nessuna libertà sociale e di scelta, quello
che ci piace o meno è determinato dall’ambiente che frequentiamo.
Porto rico fu colonia spagnola per molto tempo, importante per la sua collocazione
geografica al centro dei caraibi, quando poi nel 59 Cuba diventa comunista portorico diventa
un avamposto americano di contenimento del comunismo nella regione caraibica. Un po’
come oggi Taiwan.
Portorico era zona rurale, una popolazione di agricoltori dove poi viene impiantata la canna
da zucchero in grandi piantagioni, che ha influenzato molto il cambiamento dell’economia.
I portoricani sono discendenti di schiavi ed europei fuggiti, sono una popolazione mista, di
cui la figura principale è il jibaro: l’uomo che si sveglia, lavora i campi e con la fatica e il suo
sudore sfama la famiglia. La società però poi cambia, ha senso quando ognuno ha la sua
terra, and also è molto patriarcale come idea, è comunque l’uomo che porta a casa la
pagnotta. L’avvento del grande capitale e l’arrivo delle piantagioni porta alla perdita delle
terre, che viene comprata dai grandi capitali, non sono più contadini che vivono nella loro
stessa sussistenza. Molti quindi migrano, a meno che non trovino lavoro nelle piantagioni o
nell’economia informale. Molti vanno quindi negli USA, soprattutto NYC. In 3 generations si
passa quindi da jibaro a lavoratore salariato mal pagato nelle piantagioni a migrante
analfabeta nelle metropoli nordamericane. Quelli di East Harlem sono i figli di questa prima
ondata migratoria.
Questa ondata del secondo dopoguerra viene assorbita nelle opportunità lavorative degli
USA dell’epoca, in cui c’era una esistenza consistente di fabbriche tessili. I padri dei regaz
trovano quindi lavoro nelle industrie tessili. Che però verrà delocalizzata negli anni 70-80. Si
passa quindi nel terziario dequalificato (call centers, pulizie…) ovvero i lavori a disposizione
nelle classi subalterne laddove ci sono buchi da tappare, non diversamente da quanto
avvenuto qui. I padri dei regaz riuscivano quindi in qualche modo a riprodurre il jibaro nella
NYC di quegli anni, perché il lavoro duro dell’operaio in fabbrica gli permetteva di essere
l’uomo duro che lavora dalla mattina alla sera e a fine giornata porta a casa la pagnotta.
Però con i regaz questo modello non è più replicabile.
Questo è molto legato anche alla violenza sulle donne: non riuscendo a portare a casa da
mangiare e l’uomo non è quindi più in grado di svolgere quel ruolo in cui è rispettato perché
porta da mangiare alla famiglia, la reazione è quella di farsi rispettare attraverso la violenza
potere coercitivo.

Spesso il nostro modo di vedere il mondo non coincide con quello che la realtà è.

30/09/22 Lezione 6
Gli ebrei negli USA prendono velocemente l’ascensore sociale perché vengono aiutati da
altri ebrei, mentre gli italiani no.
Nella cultura di strada quella più di moda, più attraente è quella afroamericana.
05/10/22 Lezione 7
Violenza di genere e strutturale
Quando parliamo di violenza sulle donne parliamo di pestaggi, stupri (che diventeranno
parte del rito d’iniziazione per la cultura della strada) e omicidi, tutti atti che hanno come
bersaglio la donna e il corpo della donna. In tutte le le culture patriarcali vi è sempre
un’ossessione per il corpo della donna, diventa oggetto di desiderio di controllo (aborto,
pillola del giorno dopo).
Si lega la violenza di genere a una crisi dei modelli patriarcali, nello specifico il modello jibaro
non riesce più a replicarsi nell’inner city di NYC, abbiamo quindi il calo del potere dell’uomo
sulla donna e sui figli, che corrisponde a un aumento della violenza degli uomini sulle donne,
alla ricerca più o meno inconscia di un’autorità ormai perduta. Gran parte di questi uomini il
fatto di avere rapporti con una moltitudine di donne, compensando la mancanza di
realizzare l’ideale di uomo che provvede alla propria famiglia come uomo che riesce a
portarsele a letto tutte, che diventa un’ostentazione quasi compulsiva. Questo va di pari
passo con il metterle incinte il più possibile e avere tanti figli. C’è anche però un
individualismo sfrenato, in quanto non si occupano dei figli.
La reazione delle donne, secondo Bourgois, a questa trasformazione del modello patriarcale,
è una presa di posizione mimetica. Gli spazi delle donne sono poi precari, poco funzionali,
ma legittimati culturalmente. Uno di questi spazi in cui la donna ha capacità di agency è la
fuga d’amore, ovvero sfuggire al controllo del padre con l’amato e presentare formalmente
l’atto sessuale. Questo è legittimato culturalmente, perché ci si sottrae dal controllo del
padre per finire sotto quello del marito, è un passaggio da una figura maschile a un’altra,
così la famiglia non è disonorata.
Violenza simbolica: donna stuprata stigmatizzata dalle stesse donne (se l’è cercata), è
incorporare una certa visione del mondo che giustifica la pratica violenta, incorporata sia dai
violentatori che dalle possibili vittime.
Certe violenze sono collegate al mutamento sociale.
Il neorazzismo è spesso di stampo culturalista: alcune culture non sono compatibili, gli arabi
sono tutti così, i portoricani così. Non si concepiscono quindi le culture come qualcosa di
continuo e fluido, ma delle istituzioni monolitiche con confini precisi e definiti.
Anche nei campi di concentramento non c’era solidarietà, era tutti contro tutti per la
sopravvivenza, si era pronti a togliere una buccia di patata a qualcun altro per sopravvivere
un giorno in più.
L’altro spazio di azione che hanno le donne è l’attacco di nervi: il compagno la tradisce in
continuazione e il suo modo per recuperare un certo livello di autonomia culturalmente
accettato è quello di produrre una crisi di gelosia esasperata. Lei nel libro prende la pistola e
spara in pancia a Felix. Questo è un momento definito in cui la donna si può prendere la
libertà di dimostrare la sua rabbia ed esercitare un minimo di potere nei confronti
dell’uomo, ma fuori da quel momento anti strutturale non è possibile.
Innamorarsi di qualcuno per avere un futuro è la strategia di un soggetto debole.
07/10/22 Lezione 9
Loic Wacquant è un sociologo e antropologo importante sia per la teoria che per il suo
lavoro sul campo. Inizia i suoi studi nel campo della sociologia. Studia all’università di
Chicago, dove, accanto, abbiamo il ghetto nero della città. Questo suo soggiorno a Chicago è
quindi l’inizio della sua ricerca nel ghetto nero della città. Inizialmente c’è un certo stupore
per i livelli di degrado del ghetto, parlando degli afroamericani in nordamerica come la più
grande vergogna del paese, una sofferenza enorme è presente nel ghetto e un’aspettativa di
vita più bassa del Bangladesh. Inizia a fare questa sua ricerca iscrivendosi in una palestra di
boxe, che diventa il suo punto d’entrata nel ghetto, sulla quale ha scritto un altro libro più
etnografico chiamato anima e corpo, la palestra è un luogo dove i pugili vivono una vita
estremamente disciplinata. Farà poi un paragone con le periferie urbane europee (Paris) per
vedere se anche noi stiamo andando verso l’iperghetto.
Negli anni ‘60 il ghetto di Chicago non era così socialmente degradato come quello attuale.
Lì erano sì ghettizzati, ma eravamo comunque nella stagione di grande mobilitazione politica
per i diritti dei neri, c’è solidarietà, organizzazioni sociali, martin luther king… quella dei
ghetti era una società che poteva rappresentarsi politicamente per poter raggiungere un
qualche scopo.
Nel ghetto attuale questo non esiste più. C’è quindi anche una differenza di come si vive il
ghetto, una volta c’era anche un certo orgoglio nel ghetto. Nel ghetto attuale i membri stessi
vogliono uscirne, il ghetto stesso getta uno stigma sui propri abitanti.
Lo stato nazionale ha ancora il potere di trasformare queste regioni. C’è stata una
trasformazione del tessuto economico, ma anche delle politiche, il ghetto, secondo
wacquant, è più una conseguenza della politica (scuole peggiori…), che hanno creato
l’iperghetto.
Ha prodotto un mercato del lavoro molto duale: poco pagato con bassa qualificazione e ben
pagati con alte qualifiche. Se lavoro in un’industria high tech devo avere un titolo di studio
alto.
Il ghetto è anche diventato scarico di un’umanità inutile che non esce più. Non è più una
classe di riserva di manodopera perché tanto non c’è più lavoro e la conseguenza è sempre
una politica più securitaria e punitiva.
Ritorno del rimosso: ovvero del razzismo. Negli anni 50-60 c’era comunque un’idea che si
potessero costruire delle società in cui vi sarebbe stato più benessere per tutti, infatti per un
periodo è stato così.
Polizia: libro di fassin (secondo modulo).
Secondo Wacquant l’iperghetto è quindi risultato non solo della deindustrializzazione, ma di
scelte politiche.
12/10/22 Lezione 10
Le dinamiche economiche, secondo Wacquant, sono sempre subordinate alle dinamiche
politiche.
Quando l’economia collassa tutto diventa fonte di reddito, abbiamo quindi un boom
dell’economia informale, evento correlato alla percentuale elevata di omicidi.
Wacquant traccia una fotografia della società pessimistica, in quanto la vede peggiorare. Da
qui parte quindi l’idea di andare a vedere cosa succede nelle periferie europee, per vedere
se ci stiamo arrivando anche noi, stiamo andando verso il ghetto? Secondo lui ci sono delle
questione simili, ma traiettorie storiche divergenti, per certi versi le periferie francesi sono
degli anti ghetto, anche se anche su questo punto abbiamo massive debates, in quanto altri
sociologi sostenevano che anche in europa si stava andando verso il ghetto e una sotto
classe razzializzata.

13/10/22 Lezione 11
La società è governamentale, c’è una governamentalità delle vite e le carceri sono istituzioni
moderne perché l’individuo si autodisciplina pensando che la guardia lo stia osservando.
Neoliberismo è più mercato, meno stato sociale e più stato securitario, lo stato fa più
prigione che guerra, la popolazione carceraria quindi cresce e con essa la razzializzazione.

14/10/22 Lezione 12
Lo zen di Palermo
Mentre in America abbiamo l’iperghetto,

SECONDO MODULO
09/11/12 Lezione 1
Antropologia del crimine e della criminalizzazione. Il campo è relativamente nuovo, su
anthrocrime.net è presente un network europeo sull’antropologia del crimine (fondato da
casciano e altri due dall’europa).
In realtà l’antropologia si è sempre occupata di antropologia del crimine, soprattutto negli
USA, dove antropologi di formazione giuridica si impegnavano a difendere i diritti dei nativi
americani. Si doveva dimostrare che loro avevano la proprietà delle terre e il modo in cui
essa veniva trasmessa, ovvero discendenze di parentela diverso da quello occidentale.
Anche Durkheim parla di crimine, quando accadeva un crimine si doveva agire a seconda del
tipo di società (meccanica o organica), ma il crimine serviva anche a costruire i confini della
società. Il crimine viola un ordine, quindi, indica quali sono i limiti accettati dal gruppo
sociale.
Andando poco più avanti abbiamo Cesare Lombroso, medico di formazione, ma che aveva
iniziato ad interessarsi all’antropologia. Tuttavia, lo fece sotto il paradigma evoluzionista.
Nell’800 ci furono le prime statistiche sul crimine e, in queste prime statistiche, si inizia a
vedere che le persone contenute in carcere provenivano per la maggior parte dal sud Italia.
Lombroso, per dare una spiegazione, usò le principali teorie dell’epoca, ovvero
l’evoluzionismo. Spiegò quindi questa disparità con una presunta debolezza genetica da
parte del sud italia, irascibilità e tendenza violenta. Fu l’inventore della fisiognomica (faccia
da criminale). Così facendo, Lombroso diede delle spiegazioni, semplici da capire, ed erano
perfette per mantenere lo status quo. Tra l’altro i suoi libri vennero tradotti in inglese da sua
figlia. Quindi, manteneva le idee dell’epoca e divenne così famoso che le sue teorie vennero
anche tradotte e i suoi libri molto letti. Nello stesso periodo questa disparità di carcerati si
riproduceva anche negli USA (più afroamericani incarcerati). Tutte le teorie
dell’evoluzionismo, al tempo, prevedevano anche il suo inverso: se c’è la possibilità di
evolversi, c’è anche la possibilità di involversi. In Lombroso quest’idea è molto presente.
C’erano anche altri studiosi, socialisti e medici, che presentavano retrovie sul crimine meno
biologiche e più sociologiche, ma i cui libri non vennero tradotti e non diventarono quindi
famosi.
Gli antropologi sociali britannici e francesi parlavano di crimine senza parlarne, parlavano di
devianze delle regole comunitarie.
La criminalità quindi c’è sempre stata ed è sempre stata studiata, ma con diversi termini.
Il crimine non esiste da solo, ma quando viene determinato tale dalla società, non esiste un
atto che è di per sé criminale, ma il processo di accusa fà il crimine (diceva Malinowski).
Andando ancora un po’ avanti (1937) Evans-Pritchard (magia fra gli Azande), la differenza tra
stregoneria e fattucchieria: secondo la sua interpretazione schematica, e segue il concetto
che nulla accade per caso, non c’è una morte fra gli Azande che può essere casuale, può
morire per stregoneria: qualcosa di involontario, una persona che, per qualche ragione, ce
l’ha con qualcuno e odia segretamente e quindi sprigiona poteri di stregoneria
inconsciamente, mentre la fattucchieria è un atto che viene compiuto volontariamente. Non
c’era quindi lo stesso tipo di sentenza.
La moglie di Victor Turner fondò l’antropologia dell’esperienza

Il problema della medicina occidentale è che vuole essere una medicina universalista che
funziona in tutti i casi, cosa biologicamente impossibile, perché nella realtà non può essere
sempre così

Gli antropologi tra gli anni 50-70 andavano a parlare del bandito sociale: un individuo che
porta avanti azioni per lo stato illegali, ma che per la comunità fa qualcosa di positivo (quello
che divenne poi robin hood). Negli anni 80 Krammer cercò di applicare l’idea del bandito
sociale in Africa.
Sempre in Africa altri autori hanno visto come venivano legati di quadri legali apposta per le
colonie, reati contro l’ordine sociale della colonia stessa, erano estremamente vaghi, ma
mandavano in prigione chiunque violava l’ordine della colonia (da pov dei colonizzatori). Chi
veniva per lo più accusati erano i giovani.
I giovani sono sempre stati criminalizzati ovunque, in africa tanto dalle autorità coloniali
quanto da quelle post-coloniali. Nel periodo post coloniale in Africa tutti i riti di passaggio
che rendevano un giovane adulto sono stati rallentati dal fatto che i giovani non riuscivano a
trovare lavoro e diventare indipendenti. Criminalizzare i giovani era un modo per non
andare a vedere che essi stessi stavano creando.

Negli anni 30 la scuola di Chicago creò l’idea dell’etichettatura, in pratica attraverso


l’opinione pubblica i giovani venivano etichettati come criminali, il che settava una profezia
che si autoavvera. Questa etichetta crea quindi condizioni sociali affinché il pregiudizio si
autoavveri.
A Birmingham invece guardò alla cultura dei giovani e di come queste venivano
criminalizzate dalla cultura dominante.
Panico morale.

Chi quindi contribuisce alla criminalizzazione? Anche lo stato contribuisce a criminalizzare


individui e gruppi sociali. Oltre processi di criminalizzazione abbiamo anche processi di
decriminalizzazione.
Talks on crimes sono quelle discussioni dell’opinione pubblica sul criminalità che crea bolle
non criminalizzate, produce l’idea che i diritti umani siano meno importanti del
mantenimento dell’ordine e della sicurezza.
Il crimine può essere analizzato da un’ottica costruttivista: il crimine in sé non esiste, ma
l’atto di accusa rende l’atto illegale. Oppure in un’ottica di risposte a determinate violenze
strutturali, ovvero quelle condizioni materiali dell’esistenza terribili vissute dalle persone,
quindi una reazione a una situazione di disagio e povertà. Tuttavia non dobbiamo
dimenticare, soprattutto oggi, che esiste anche il crimine identificabile come attività
imprenditoriale: esiste la possibilità che ci siano persone che, nonostante a conoscenza delle
regole, vogliono violarle, perché essere i migliori ed essere competitivi è importante, e
violare le regole e rimanendo impuniti è una condizione di potere. Tra cui i mafiosi che,
banditi sociali non così “puri”, ottenevano comunque protezione dallo stato.

10/11/22 Lezione 2
Imprenditoria violenta legata al concetto del bandito sociale
La violenza nelle forze dell’ordine “serve” alla forza globale, senza la collaborazione di parti
corrotte del mondo e senza l’intertwining tra settore formale e informale non avremmo
molti beni che invece arrivano, e certi paesi non avrebbero l’opportunità di entrare
nell’economia globale (es. i diamanti).

Una banda di quartiere sono gruppi giovanili che adottano regole morali che rispecchiano il
loro senso di identificazione della zona, in cui il rispetto di queste regole morali significa che
ci sono dei limiti che le bande non superano. Nel momento in cui si incontrano con i
trafficanti queste situazioni cambiano. Sia in città che in carcere. Nel momento in cui si
incontrano in città cambiano anche le dinamiche. In genere i trafficanti, al contrario delle
bande giovanili, hanno i soldi. I trafficanti hanno tutte le risorse per inserirsi nelle reti sociali
e modificarsi a loro favore, oltre che armi e soldi per comprarle. Tuttavia, le bande hanno
contatti con il territorio che i trafficanti non hanno e che possono utilizzare, facendoli
eventualmente spacciare. Tuttavia così cambiano le dinamiche, perché gli stessi partecipanti
delle bande possono diventare dipendenti dalle sostanze che spacciano e aumenta la
violenza, perché ci sono più armi, aumentano i soldi, quindi la competizione, la violenza e
quindi le regole che prima le bande rispettavano vengono infrante. Si arriva quindi in una
situazione in cui le bande si identificano in una zona, ma diventa solo una identificazione
geografica e con la comunità rimane molto poco.
Tuttavia bande e trafficanti è ancora molto diverso dalla criminalità organizzata, quello che
la distingue rispetto a queste è l’organizzazione. Si tratta di gruppi in cui l’organizzazione è
stabile nel tempo, ci sono delle gerarchie invariate e c’è una storicità molto profonda. Mafia
cerca il monopolio, del mercato, ma anche del governo, cercano un monopolio politico di
una determinata area. Ci sono anche regole molto chiare, dei miti d’origine, dei rituali per
entrare in questi gruppi, una rilevanza o meno del concetto di famiglia (dipende da quali
gruppi). Spesso queste organizzazioni criminali funzionano da regolatori della violenza nelle
aree in cui operano. Ci sono state situazioni in cui l’eliminazione di un gruppo mafioso ha
significato l’aumentare la violenza, perché tutti i gruppi che rispettavano quel gruppo si sono
rivoltati uno contro l’altro. Infatti spesso gli arresti di nomi mafiosi importanti avvengono
quando già si stavano sparando tra loro.
Il crimine sopravvive con l’omertà
Gli spacciatori avevano connection con le persone offrendo un caffè. Il principio del dono
rendevano quindi importanti le persone del quartiere, si creava una connection, si
conoscevano e diminuiva la violenza (dinamica finita negli anni ‘40 con l’arrivo delle armi e
l’aumento della violenza).
Vigilantismo è un fenomeno ambiguo in quanto, da una parte una risposta alla criminalità,
dall’altro, un fenomeno criminalizzato dalla società stessa. Per esempio in Africa i vigilantes
in periodo coloniale agivano per i vecchi chief, ci rendono a conoscenza della possibilità di
più enti di potere nella società.
Nel momento in cui determinate forme di criminalità e banditismo hanno a che fare con il
soprannaturale sono faced by una polizia secolarizzata, per la popolazione questa è una
polizia che non funzionerà bene come un sistema come quello dei vigilantes, che non hanno
problemi a entrare nel mondo del soprannaturale.
Gli stati, attraverso il crimine, giustificano un aumento di controllo preventivo (governing
through crime by jonathan simon).
La criminologia, come psicologia, non mettono in discussione il concetto di crimine, ma
cercano modi per evitare il crimine, il che lo rende un assistente dello stato. Tuttavia se è
questo è vero per una parte della criminologi, lo è anche per l’antropologia (Lombroso).
L’etnografia dura tanto. Almeno sei mesi o un anno, questo porta a inserirsi nel contesto
sociale e capendo così il contesto della ricerca.
è molto più semplice vedere le cose date per scontate da un esterno, infatti è più difficile
fare ricerca antropologica at home, bisogna fare un lavoro su se stessi e destrutturare tutte
le categorie in cui viviamo, anche il modo in cui si cammina: ricurvi perché quello è il ruolo
che la società ci dà.
Fassin ci parla della scoperta dell’ordinario.
Il genio del crimine non esiste, esistono individui che reagiscono alla vita con strategie di
sopravvivenza diverse.
Infatti, da antropologi, bisogna guardare tutto in maniera olistica, partecipando alla vita
quotidiana.
Essere critici

11/11/22 Lezione 3
Fare ricerca sul campo in ambito di antropologia del crimine: anni 80-90 si faceva ricerca in
campi violenti, era importante descrivere la violenza per descrivere come questa viene vista
e vissuta.
L’antropologo viene visto con sospetto, per evitarlo bisogna essere consapevoli della propria
posizione nella rete sociale.
Criminologi lavorano con gli archivi e con le statistiche, metodologie che possiamo inglobare
ai nostri metodi.
Attività formale-informale, Keith Hart inizia a studiare l’economia informale che trovò in
Ghana e inizia a farne distinzioni: tra servizi e trasferimenti, dove con servizi si intendono
azioni illegittime per lo stato ma che erano richiesti dalla persona che ne usufruiva. Per
trasferimenti intende invece attività che vanno avanti con l’inganno: gioco d’azzardo
truccati, furto.

economia morale, concetto di cui parla anche Fassin, è un concetto inventato da Thompson
e si intende un’economia nella quale l’uomo non è l'homo economicus, ma dove l’uomo può
tendere ad altri valori morali ed etici. Il tema dell’economia morale è stato ampiamente
usato e ha anche cambiato significato nel corso della storia.
Ogni posto e situazione storica ha diverse economie morali che convivono in uno stesso
contesto, ci sono infatti contrasti tra esse.

16/11/22 Lezione 4
Mafie e criminalità organizzata
Mafia: tra gli studiosi si può fare una distinzione tra mafia e criminalità organizzata,
quest’ultimo è nato negli USA, la mafia indica qualcosa di più che solo crimine organizzato,
indica anche dei codici, delle norme, una storia di un certo tipo, criminalità organizzata è
solo quello, la mafia riguarda l’onore, la famiglia, la politica, la religione..
La camorra nacque come una polizia scismatica, una seconda polizia per i borboni, più
informata della polizia borbonica ufficiale. Venne criminalizzata dopo l’unione del regno
d’italia. Stessa cosa con la ‘ndrangheta, nata in un periodo di trasformazione politica. Stessa
cosa con la mafia siciliana, nasce dalle lotte tra persone rimaste legate ai borboni piuttosto
che alle forze garibaldine. Funzionavano da braccio armato per la nobiltà, che avevano
bisogno di qualcuno che gestiva le terre nelle campagne. Dopo l’unione d’Italia la mafia ha
continuato ad avere spazio nella politica italiana grazie alla democrazia stessa, alle elezioni.
Anche in altre parti del mondo i partiti politici, quando non hanno soldi per sostenere le
proprie campagne politiche, aprono una porta per la mafia e per criminalità organizzate.
Anche in Lombroso era già presente la mafia, secondo lui tho erano persone del sud che
erano naturalmente tendenti alla violenza. Così anche con altri studiosi e tutti erano attivi in
politica. L’Italia doveva crearsi, costruirsi. E per costruirsi era necessario capire qual era
l’opposto del modello di stato ideale, l’opposto del pubblico e della detenzione della
violenza erano le mafie.
I primi veri studiosi che si occuparono di mafia in Italia erano negli anni ‘60. Questi studiosi
però vedevano la mafia come una specie di atteggiamento culturale, qualcosa di legato a
norme e modalità di comportamento.
Esistenza di mediatori fra l’élite e coloro che dovevano gestire le loro proprietà. In questo
modo questo era comunque un sistema legato alla politica dello stato.
Varese ha un modello economicista della mafia e, per questo, dice che è qualcosa che si può
combattere, piuttosto che un comportamento culturale di una certa parte del mondo
(visione ampiamente superata dagli antropologi).
Paradigma culturale di Marco Santoro sulla mafia: il punto è che nel momento in cui la mafia
è stata studiata in Italia era per creare un contrasto con l’idea di stato, e Santoro pensa
quindi al senso del concetto di politica, collegato a un determinato concetto di stato, uno
stato immaginato nel modo in cui si è formato, con determinati ideali e concetti. Politica e
stato sono diventati quasi uguali, ma fare politica e fare uno stato non sono la stessa cosa.
Santoro vede quindi la mafia sì come qualcosa di culturale, ma anche come organizzazione
politica, che cerca di gestire territori e non solo mercati. Ma lo fa con degli ideali e modi di
fare politica che non sono quelli dello stato liberale democratico. Tuttavia ciò non toglie che
la mafia è qualcosa di più della protezione dei mercati, è più di semplice criminalità
organizzata. Tuttavia le sue idee sono un po’ vaghe, perché non dice, nella pratica, a quale
tipo di politica fa riferimento.
Il libro di Varese fa una certa critica, va a guardare a come queste mafie si vanno a
diffondere in contesti globali, analizza il rapporto tra mafia e capitalismo, le vede in
connessione.
Varese cerca di guardare i concetti di trapianti e mafie, ovvero una formazione stabile di un
gruppo criminale che da un punto si sposta in un altro, non riguarda un singolo individuo.
Per molti studiosi italiani di mafie e c.o. Varese nota come le mafie siano stanziali e che sia
difficile che si spostino. Anzitutto perché è difficile andare a ricreare quella rete di
informazioni, ci vuole del tempo, è difficile perché bisogna andarsi a ricreare una
reputazione criminale, è anche difficile andare a controllare gli affiliati. Varese vuole quindi
analizzare le ragioni e le condizioni locali che portano un gruppo a spostarsi e a radicarsi in
un’altra zona.
Il primo motivo che va analizzare per cui si possono spostare è la migrazione, ovvero quello
che riportano i media, ma non è quello che sembra accadere a Varese, perché se fosse così
dovremmo avere delle mafie in tutti i posti in cui gli italiani sono andati a migrare, cosa non
sempre vera (in Argentina non c’è)
Secondo motivo che va ad analizzare: in Italia fino agli anni ‘70 persone affiliate alla mafia
venivano obbligate a spostarsi al nord (legge del soggiorno forzato), idea un po’ più vera
della migrazione
Terzo motivo: conflitti nel territorio in cui i gruppi operano, ovvero guerre interne nei
gruppi, che porta qualcuno a spostarsi, o la persecuzione da parte delle forze di polizia.
Il mafioso si trova quindi in un territorio altro per una ragione non pianificata, si trova
forzato in un territorio che non è il suo.

18/11/22 Lezione 6
In Africa mafia e criminalità organizzata non sono termini così usati, perché se il crimine
serve a costituire uno specchio di quello che dovrebbe essere uno stato, si tratta però di
concetto che non sono universali. L’idea che uno stato debba essere un’entità che ha il
controllo e la capacità sovrana del territorio è qualcosa che è servito all’Europa per creare
l’identità di stato, fu quindi necessario creare questa idea di stato e statualità.
In Africa, però, non era così chiara la definizione di stato.
Esiste sempre la possibilità di sistemi di governo non gerarchici, in cui si cerca di limitare il
potere e l’autorità di una certa figura.
L’idea di sovranità che abbiamo rimane comunque un’idea, un costrutto sociale, e non
arriverà mai a essere reale al 100%, il controllo assoluto del governo non si è mai realizzato
e non si realizzerà mai, esistono processi di costruzione dell’ideale, ma è un processo, non
un qualcosa di dato e pronto che esiste in modo naturale e scontato.
L’idea di crimine organizzato europeo (gruppi non statali che corrompono gruppi statali e
cerca di entrare nelle sue reti) non può funzionare in un posto in cui è il governo stesso ad
aver bisogno del crimine per andare avanti.
Esempio
In Nigeria oggi il potere viene gestito così: ancora oggi esistono più gruppi di potere
I ragazzi del quartiere (area boys) portano avanti delle sovranità che sono nella pratica di
quelle determinate aree, perché le governano, si rifanno all’indigenità, richiamando a sé la
legittimazione di controllare l’area.
La distinzione politica/religione nei paesi africani non sempre esistono o corrispondono alle
categorie occidentali.
Gruppi pentecostali in Nigeria erano importanti in tutto il quadro politico. In Nigeria all’inizio
del 1920 non ebbe tutta questa rilevanza. Pentecostalismo dà un grande ruolo allo Spirito
Santo, importante la rinascita e le lingue di fuoco. Anche in Nigeria dal 1920 al 1970 voleva
dire gruppi di studenti born again e con ideale puritani, la politica era sporca e per essere
cristiani bisognava essere santi. Tuttavia negli anni ‘70 arrivò il vangelo della prosperità→nel
momento in cui nasci di nuovo anche la tua vita terrestre prospera. Ci si riapre quindi anche
alla politica.
A livello politico c’era comunque un problema dottrinale, ovvero che il pentecostale, per
iniziare la sua nuova vita, deve lasciare andare anche tutte quelle forme di religiosità
precedenti, che diventano le forze demoniche. Anche i gruppi studenteschi quindi, che
cercavano comunque un certo orgoglio panafricano, erano comunque facenti parte delle
forze del male, che sono quindi le cause di tutti i mali (sempre prosperity gospel).

23/11/22 Lezione 7
Storia della criminalità in Nigeria
I resoconti sono sempre stati scritti da anziani e poliziotti, la voce che ci manca è quella degli
attori, quella dei criminali e dei giovani. Molte voci in molte parti del mondo vengono perse
nella storia. Guardando alla criminalità in periodo coloniale e pre coloniale in Nigeria.

Venne istituita una polizia, tribunali e carceri apposta per i giovani. Negli anni 40, anche in
the UK, c’è stata una forte criminalizzazione dei giovani

24/11/22 Lezione 8

25/11/22 Lezione 9

30/11/22 Lezione 10
Limiti urbani di Gassi, antropologo, ricercatore all’Università di Milano, si occupa
principalmente di antropologia urbana, dovrebbe essere qui su zoom mercoledì prossimo a
presentare il suo libro dedicato al quartiere di san siro di Milano, il nostro libro tratta della
ricerca, durata oltre 10 mesi, a città del Guatemala e costruito attorno ad essa. Include
quindi le interviste a tutti gli attori sociali coinvolti.
Ricercazione: uno dei modi in cui creare ricerche etnografiche che siano anche pratiche e
produttive di qualcosa, una ricercazione cerca di produrre dei cambiamenti nella scena
sociale dove si fa ricerca. Il contesto è di violenza e un contesto difficile, più difficile
dell’Africa
Tecnica del racconto a strati: in tutto il libro intervalla pezzi di interviste e di racconto di
quello che stava succedendo a teorie e statistiche, arrivando a creare appunto un racconto a
strati, in quanto il rischio dell’etnologia diventa quello di scrivere un’autobiografia. Il testo
usa anche termini spagnoli (c’è un’appendice tho), il più comune è quello di mari e bandilla.
Bandilla potrebbe essere legato a un quartiere, ma entrambi i termini vengono utilizzati per
indicare bande latino americane e sono utilizzabili come sinonimi.
Quando si da ricerca sul campo è importante ricordarsi che sta molto all’antropologo e alla
situazione trovare metodi anche alternativi per raggiungere i dati che ci servono.
Città del Guatemala è divisa in 25 zone, alcune famose per essere più ricche altre per essere
più povere.
La violenza all’interno della città è diventata, per alcuni, l’unica risorsa per trovare
un’identità, un posto all’interno della città.
Prima di andare sul campo è importante guardare il proprio argomento di ricerca in cui
esistono conflitti e gruppi di interesse e di opinione diversi, stilando una lista di tutti questi
diversi punti di vista.
A città del Guatemala la violenza è anche un “continuum genocida”, ovvero una violenza
senza farne qualcosa che viene fuori solo da eventi eccezionale, ci sono diverse dimensioni
della violenza che in luoghi come questo riguardano momenti ed esperienze quotidiani che
riguardano le diverse tipo di fragilità che possono avere le persone.
Durante la guerra civile in un discorso pubblico un generale fece sapere che i rivoltosi non
sarebbero stati ammazzati, ma fucilati. Questo nel senso che non si trattava, secondo lo
stato, di omicidio, ma stavano sacrificando delle vite che uscivano dalle leggi dello stato.
Gated communities anche se non sono davvero liberissimi di spostarsi lo fanno comunque.

07/12/22 Lezione 12 (I think?)


Seminario Grassi, Barrio San Siro
Collegabile con il limbo urbano
A Milano l’idea è quella di indagare le relazioni tra dimensione della violenza e città urbana,
anche se il tipo di violenza è molto diverso rispetto a quello di città del Guatemala.
San Siro: quartiere periferico di Milano costruito tra gli anni 30 e 40 del 900, tipicamente
operaio e di struttura abbastanza omogenea. Nel corso degli anni il quartiere cambia
completamente, viene inglobato dal processo di espansione del centro di Milano ed entra a
far parte del centro città (15 minuti a piedi dal city life), nel 2005 viene aperta la stazione
della metropolitana, è diventato un quartiere connesso al centro città. Eppure rimane
comunque sganciato da alcune dinamiche di sviluppo che hanno caratterizzato Milano.
La domanda qui è molto alta rispetto all’offerta ma, allo stesso tempo, molte case
rimangono vuote.
A Milano non piace parlare di periferia, ma il termine ha senso, san Siro è periferico perché
è rimasto escluso da certi processi ed è più povero rispetto alla media milanese.
Guardando la popolazione di San Siro circa metà dei residenti sono di origine straniera,
mentre l’altra metà circa è di anziani, questo porta alcuni problemi di convivenza e
conflittualità, soprattutto rispetto alla gestione di alcuni spazi pubblici come i cortili.
Lo stigma territoriale di San Siro è cambiato negli anni, è stato definito quadrilatero della
paura, ghetto islamico, casbah, piccola “Molenbeek”, il lato oscuro della città, oggi anche
favela, e dagli abitanti stessi questi stigma vengono rimpallati tra etnie, o usate
strategicamente per fare qualcosa.
Il libro gioca sulla visione relativa dello spazio e della violenza
Lo spazio è prodotto e produttore, le persone fanno lo spazio, ma questo può anche
retroagire su quello che fanno le persone
5 anni di ricerca e riflette su vari temi, partendo però sempre dal quartiere
San Siro non è un quartiere abbandonato dalle istituzioni, qui sono stati spesi tanti soldi
pubblici, il problema è la qualità, queste istituzioni a volte ci sono e a volte no e spesso sono
in conflitto tra loro. San Siro è un quartiere di cui Milano ha bisogno per costruire la propria
identità e le proprie paure, per questo diventa centrale nella città di Milano. Oggi, a Milano,
si parla molto di babygang e spesso queste sono state associate a San Siro, diventato il luogo
delle babygang. Questo tipo di rappresentazione ci dice molto di più sulle paure attraversate
da Milano e che un pezzo di città non è riconosciuta da chi regola le politiche urbane. San
Siro non è un quartiere pericoloso, ma che soffre di uno stigma territoriale.

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